Mi sono fatta per anni, ho rubato, ho spacciato, ho venduto me stessa, ho interrotto i rapporti con i miei, ho dormito per strada, ho accettato ogni tipo di violenza. Non c’ero più. Sopravvivevo a stento». Laura, sarda, trent’anni è dal 2015 a San Patrignano. Lavora nella lavanderia, a fine 2019 dovrebbe uscire e cominciare una nuova vita. Lei dice di non essere stata una tossicodipendente ma una donna tossicodipendete. Che ha iniziato con le canne intorno ai quattordici e poi, per seguire il compagno, è passata all’eroina e alla coca. «Voglio far capire alle ragazze – spiega – che essere dipendente dalla droga, per una donna, è, se possibile, più drammatico e più doloroso che per un uomo. Quando ce ne rendiamo conto è sempre troppo tardi. Sei già entrata in un gorgo autodistruttivo dal quale è difficile uscire. Io ci sono riuscita qui in comunità dove le storie di noi donne sono molto simili». LA REGINA Si comincia per non sentirsi esclusa dal gruppo e poi arriva il ragazzo (tossicodipendente)che ti fa sentire una regina. L’unica luce della sua vita, l’unica della quale si sia mai innamorato. L’unica con la quale vuole condividere tutto, ovviamente anche la droga. «E noi caschiamo nella rete. Credevo a tutto quello che mi diceva. Ho iniziato con la roba pesante perché avevo paura che, se dicevo no, lui andava con un’altra. Non si creda che questa sia una storia solo mia. Purtroppo è di tante, troppe». E così, quando non ci sono i soldi ma l’astinenza arriva puntuale come un morso al cuore è lei che riesce meglio di un uomo a trovare sempre la merce. E questo lo sanno tutti: i fidanzati e mariti delle donne che assumono sostanze, gli spacciatori e le donne stesse. Che, con in tasca pochi spiccioli, si presentano dal venditore. «Lui mi spediva sempre a comprare e io, ormai priva di ogni dignità, andavo. Si può immaginare tutto. A una donna, si sa, è possibile chiedere tutto. A pagamento o no. Lo pensa lo spacciatore e lo pensa anche chi vive da disperato accanto a te. Comincia una storia d’amore e po si trasforma in un incubo. Veniamo subito sottomesse, ci spogliamo di tutto. Anche della forza di reagire. Accettiamo di essere usate da chi ami per andare a rimediare quello che serve. Ma non vi domandate perché Desirée e Pamela sono state trucidate in quel modo? Ho rischiato pure io. Rischiano tutte quelle che non riescono ad alzare la testa e fuggire». L’estate, racconta Laura, è ancora peggio. Il caldo e il clima vacanziero ti respingono dalla vita sociale come un calcio sui denti. Ti emarginano nei luoghi dove si incontrano i più disperati dei disperati. NATALE «Vorrei farmi ascoltare dalle ragazze, convincerle a parlare subito con qualcuno che possa aiutarle. Come ho fatto io quando, con il sedere per terra, sola e disperata, ho chiesto aiuto. Il 24 dicembre, sì la vigilia di Natale, del 2015. Sono entrata a San Patrignano. A ventisei anni avevo già visto il peggio di tutto. Davanti a me solo due strade: o continuare fino a consumare quel poco che era rimasto di me e della mia dignità o bussare dai miei e pregarli di accompagnarmi dove non dovevo spiegare nulla e mi avrebbero capito. È stata dura i primi tempi, ho faticato tanto. Ma poi la vita torna a scorrere nelle vene, impari di nuovo a sentire e a guardarti allo specchio». L’orrore oggi è nei ricordi. Nel commercio della droga che sconfina nel commercio sessuale. Nel ricatto in un campo tra la mondezza e la polvere dove vedi ragazze sfinite come te. «Quella vita ti porta via pure il ciclo mestruale. La roba fa star male. E anche quando non riuscivo a stare in piedi accettavo ogni tipo di violenza». I SINTOMI Laura ha provato sulla sua pelle quello che i ricercatori hanno scoperto studiando migliaia di casi: le donne hanno sintomi di astinenza più gravi di quelli degli uomini come rivela l’Osservatorio, fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità, e livelli molto alti di depressione e ansia. «Evidenze scientifiche – si legge in un rapporto dell’Osservatorio – confermano che il genere femminile tende più velocemente verso la dipendenza». «Ragazze – è l’appello di Laura da San Patrignano – allungate una mano, chiedete aiuto. Quella vita non è umana».
Fonte: Il Messaggero