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Nadia: “L’anoressia e le droghe mi stavano distruggendo. Ora mi riprendo il mio futuro”

I disturbi del comportamento alimentare e le dipendenze patologiche sono spesso associate. In Sardegna una comunità le cura insieme. È l’unica in Italia

Nadia ha 19 anni, ma da quando ne ha 15 soffre di disturbi dell’alimentazione e da dipendenza da alcol e droghe. Per lei il rapporto con il cibo è diventato problematico dopo la morte della madre. Prima ha attraversato una fase di anoressia, successivamente di bulimia.

“All’inizio facevo tantissimo sport e mangiavo il minimo”, racconta, “poi ho cominciato ad abbuffarmi, anche tre-quattro volte al giorno, e a rimettere. Rifiutavo il mio corpo, mi guardavo allo specchio e non mi piacevo. Stavo male per mia madre, ma già la mia infanzia non era stata bella. Papà tradiva mamma, alzava le mani”.

Alcol e droghe

Ben presto la relazione disordinata con il cibo porta Nadia a esagerare anche con l’alcol e a fare uso di droghe. “Fumavo cannabis per evadere e non pensare, poi lavorando in locale ho scoperto la cocaina. Era un bar pieno di persone smarrite, mi sono avvicinata a loro e ai loro vizi, che sono diventati i miei”.

Per quattro anni Nadia vive così, senza chiedere aiuto a nessuno, mentre a casa fanno finta di niente. Poi la sensibilità di alcune compagne e insegnanti di scuola, che notano il suo disagio, e successivamente un tentativo di farla finita, la spingono ad aprirsi e ad andare da una psichiatra. Da lì in poi la sua vita cambia e dall’Abruzzo, dove era nata e cresciuta, vola in Sardegna.

Una comunità dove curarsi

Oggi, e da sette mesi, vive a Iglesias, nella comunità Lo Specchio, una struttura dove i disturbi del comportamento alimentare e le dipendenze patologiche si curano insieme. In Italia è un unicum, perché in genere i due problemi vengono trattati separatamente. Ha aperto nel 2020, in piena pandemia, quando nel nostro Paese i casi di disturbi alimentari sono aumentati del 30%. Convenzionata con il Sistema sanitario nazionale, la struttura ha sedici posti, sia per pazienti con doppia diagnosi, sia con soli disturbi del comportamento alimentare.

Un’équipe multidisciplinare

Nadia occupa uno di questi posti e di pari passo con una nutrizionista, una psichiatra e una psicoterapeuta, sta imparando a seguire una dieta equilibrata e a gestire le sue dipendenze, sedando il desiderio impellente di cibo (craving) e le crisi d’astinenza.

Dalla dipendenza ai Dca

Quello di Nadia non è un caso isolato. “Il 40% dei ragazzi e della ragazze con dipendenza patologica, ad esempio da droghe, sviluppa un disturbo alimentare, in particolare bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata.

Il 20-25% di chi ha un disturbo alimentare, invece, sviluppa dipendenza da cannabinoidi e cocaina” fa sapere Leonardo Mendolicchio, medico psichiatra, psicanalista e direttore scientifico della comunità Lo Specchio. “Questi disturbi vanno a braccetto perché la loro natura è simile, dato che si basano su un rapporto sregolato e di dipendenza con un oggetto, cibo o sostanza. Ma anche perché, ad esempio, la cocaina permette di controllare la fame, mentre l’alcol, una delle dipendenze più associate all’anoressia. riduce l’ansia e fornisce una quota calorica che il soggetto anoressico utilizza per compensare i suoi deficit metabolici”.

Serve un approccio integrato

Queste evidenze hanno spinto Mendolicchio a realizzare un approccio integrato e innovativo per la cura di entrambe le comorbilità. “Cerchiamo di lavorare sulla persona, più che sui sintomi” fa sapere Anna Barbara Vacca, psicoterapeuta della comunità, esperta in disturbi del comportamento alimentare.

“Ogni paziente, come Nadia, ha un’equipe multidisciplinare dedicata, anche di cinque medici. La psicoterapia e la riabilitazione nutrizionale si fanno insieme, in modo costante. Poi ci sono le esperienze. Non solo i laboratori (di orto, cucina, teatro, musica oppure corsi per diventare pizzaioli o agronomi, ndr), ma anche le gite esterne, in cui cerchiamo di ricostruire la consapevolezza e la sicurezza dei ragazzi e di far loro acquisire competenze che non hanno mai avuto o hanno perso. Banalmente comprare un biglietto del treno in autonomia, fare la spesa o delle commissioni”.

La ricerca di un equilibrio

Nadia ha trovato soddisfazione nelle attività creative. “Ci ho messo un po’ a farmi coinvolgere, ma adesso faccio molte cose che mi fanno sentire bene. Ho creato dei legami positivi con gli altri e in più continuo a studiare, perché a settembre tenterò il test per entrare a medicina”, dice.

I farmaci

“Oggi mi sento più in equilibrio, ma ogni tanto il craving mi prende e allora metto in pratica le strategie che ho imparato. Cerco di distrarmi facendo altro e se non ce la faccio chiamo la psicoterapeuta. Sto anche facendo una terapia farmacologica”. Come spiega Mendolicchio, Nadia “sta utilizzando un farmaco che riduce la ricerca di alcol e che ha anche  effetto sul craving alimentare, quindi sulla richiesta di cibo nei momenti di crisi bulimica”.

Il percorso di Nadia non è ancora finito, ma se dovesse passare il test di medicina vorrebbe tornare in Abruzzo a fare l’università. “Non ho paura di andarmene, ma sono ancora insicura al pensiero di ricominciare la mia vecchia vita. Ho paura di ricaderci”.

Fonte: repubblica.it

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