Seguici anche su

Ludopatia dilagante nel Cosentino: aumenta l’usura e la distruzione di intere famiglie

L’allarme lanciato dal sindacato UGL: ” Cosenza è tra le provincie dove si gioca di più. Sono stati spesi 637 milioni di euro”

COSENZA – Nella nostra regione è cresciuto molto negli ultimi anni, il gioco d’azzardo, arrivando a quasi 2 miliardi di euro (se paragonato alla popolazione calabrese equivale ad una spesa pro capite annua di circa 1000 euro!). La provincia Cosenza è quella in cui si gioca di più e sono stati spesi 637 milioni di euro, seguita da Reggio Calabria con 577 milioni di euro e Catanzaro con 307 milioni (dati settembre 2021 diffusi dalla Regione Calabria nel contesto del progetto “Gap”) generando problemi su più fronti: sia economici che sociali. A fornire dati e riflessioni è il segretario provinciale dell’UGL di Cosenza, Guglielmo Nucci:  “Le regioni del Mezzogiorno, presentano una più elevata incidenza rispetto alla media nazionale della disoccupazione e della sottooccupazione – oltre che dell’infiltrazione nel tessuto sociale da parte di organizzazioni criminali, le quali prosperano sul gioco d’azzardo e sul connesso fenomeno dell’usura (il 10% dei giocatori patologici è vittima di usura) che le rende maggiormente vulnerabili. Dato importante è quello dei familiari danneggiati: il gioco “passivo” coinvolge, per ogni giocatore-dipendente, tra le 5 e le 7 persone”.

La popolazione ludopatica non ha età

Interessi e profitto legati a questioni che sconfinano nel patologico colpisce attualmente oltre 1 milione e 300mila italiani, dei quali almeno 12mila (il 10%) sotto cure medico-psicologiche. Una popolazione che non ha età quella del giocatore e che interessa tutte le fasce anagrafiche, se si pensa che dal pensionato che dilapida risparmi e sforzi di una vita, si passa a giovani e giovanissimi, con la media nazionale di esborso pro-capite oltre i 1.400 euro.

L’Agenzia Dogane e Monopoli di Stato che gestisce la parte legale del business, nell’ultimo Libro Blu (2021), ha presentato i dati principali relativi a macchinette, lotterie, Gratta e Vinci e giocate online. Il volume di denaro è aumentato del 3,5%, attestandosi su un valore di 110,54 miliardi di euro. Negli ultimi 5 anni censiti (2015-2019) le dimensioni hanno seguito un trend crescente con un più +25,3% per quanto riguarda la raccolta, più +14,4% per la spesa e ben +29,5% di incassi per il pubblico erario).

Le mafie sul gioco d’azzardo

Un enorme giro d’affari, dunque, sul quale le reti criminali, come appurato da fonti investigative e giudiziarie, hanno messo le mani. La ricerca “Azzardopoli 2.0. Quando il gioco si fa duro… le mafie iniziano a giocare” (Edizioni Gruppo Abele), ha documentato numeri, storie e giri d’affari criminali di quella che ormai è definita la “terza impresa” italiana.

COSENZA – Nella nostra regione è cresciuto molto negli ultimi anni, il gioco d’azzardo, arrivando a quasi 2 miliardi di euro (se paragonato alla popolazione calabrese equivale ad una spesa pro capite annua di circa 1000 euro!). La provincia Cosenza è quella in cui si gioca di più e sono stati spesi 637 milioni di euro, seguita da Reggio Calabria con 577 milioni di euro e Catanzaro con 307 milioni (dati settembre 2021 diffusi dalla Regione Calabria nel contesto del progetto “Gap”) generando problemi su più fronti: sia economici che sociali. A fornire dati e riflessioni è il segretario provinciale dell’UGL di Cosenza, Guglielmo Nucci:  “Le regioni del Mezzogiorno, presentano una più elevata incidenza rispetto alla media nazionale della disoccupazione e della sottooccupazione – oltre che dell’infiltrazione nel tessuto sociale da parte di organizzazioni criminali, le quali prosperano sul gioco d’azzardo e sul connesso fenomeno dell’usura (il 10% dei giocatori patologici è vittima di usura) che le rende maggiormente vulnerabili. Dato importante è quello dei familiari danneggiati: il gioco “passivo” coinvolge, per ogni giocatore-dipendente, tra le 5 e le 7 persone”.

La popolazione ludopatica non ha età

Interessi e profitto legati a questioni che sconfinano nel patologico colpisce attualmente oltre 1 milione e 300mila italiani, dei quali almeno 12mila (il 10%) sotto cure medico-psicologiche. Una popolazione che non ha età quella del giocatore e che interessa tutte le fasce anagrafiche, se si pensa che dal pensionato che dilapida risparmi e sforzi di una vita, si passa a giovani e giovanissimi, con la media nazionale di esborso pro-capite oltre i 1.400 euro.

L’Agenzia Dogane e Monopoli di Stato che gestisce la parte legale del business, nell’ultimo Libro Blu (2021), ha presentato i dati principali relativi a macchinette, lotterie, Gratta e Vinci e giocate online. Il volume di denaro è aumentato del 3,5%, attestandosi su un valore di 110,54 miliardi di euro. Negli ultimi 5 anni censiti (2015-2019) le dimensioni hanno seguito un trend crescente con un più +25,3% per quanto riguarda la raccolta, più +14,4% per la spesa e ben +29,5% di incassi per il pubblico erario).

Le mafie sul gioco d’azzardo

Un enorme giro d’affari, dunque, sul quale le reti criminali, come appurato da fonti investigative e giudiziarie, hanno messo le mani. La ricerca “Azzardopoli 2.0. Quando il gioco si fa duro… le mafie iniziano a giocare” (Edizioni Gruppo Abele), ha documentato numeri, storie e giri d’affari criminali di quella che ormai è definita la “terza impresa” italiana.

Gli effetti della ludopatia

L’esclusione sociale e l’ansia da prestazione spingono una parte del mondo giovanile nel circuito delle dipendenze (droga e alcool in particolare) e dell’isolamento sociale. Povertà, disoccupazione ed emarginazione fanno aumentare il numero dei giovani che vivono in condizioni di precarietà tanto materiale, sociale e politica ma soprattutto esistenziale copiando cosiddette “esperienze” mutuate dai social media, a prescindere dai desideri profondi dei giovani; prevale una cultura ispirata a individualismo, consumismo, materialismo ed edonismo, in cui dominano le apparenze. Comportamenti che producono lo “scarto” di altre persone o il degrado dell’ambiente a seguito di scelte di consumo irresponsabili.

Proprio fra aprile e maggio scorsi, il Consiglio regionale ha modificato una norma della proposta di legge 214 divenuta in Aula Legge Regionale n° 9/2018: “Interventi regionali di prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e per la promozione di una cultura della legalità e dell’economia responsabile”; in sostanza si proroga (per la terza volta) il termine entro il quale i titolari di sale da gioco, rivendite di generi di monopolio e sale scommesse esistenti alla data di entrata in vigore della legge in oggetto, avrebbero dovuto adeguarsi ad una doverosa restrizione normativa concernente eventuali nuove attività: divieto di installazione di apparecchi per il gioco d’azzardo lecito in locali che si trovino, a distanza di 300 metri per i comuni con popolazione fino a 5000 abitanti o 500 metri per quelli con popolazione superiore a 5000, dai “luoghi sensibili” quali luoghi di culto, scuole, di aggregazione giovanile ed oratori.

Tutti provvedimenti pensati quindi per la tutela delle fasce deboli dei calabresi. Invece si rinvia ancora ma “solo” al 31 dicembre di quest’anno mentre il tentativo iniziale, poi modificato con votazione, era per differire il termine addirittura a fine 2024. Si dirà “e va bene ma basta promulgare una legge? E poi non ce ne sono già migliaia?”

Istituire “No slot day”

“Come sindacato di lavoratori e cittadini responsabili lo rimarchiamo – spiegano dall’Ugl di Cosenza –  anche a chi nelle Istituzioni talvolta  lo dimentica, di favorire una cultura improntata all’etica pubblica (e questo interessa anche l’educazione e la scuola). La riflessione da cui siamo partiti è che vada sostenuto un impegno anche culturale ed educativo non solo giudiziario e repressivo – specie nei confronti delle categorie deboli e dei più giovani, contro fenomeni degenerativi, quali la diffusione pervasiva del gioco d’azzardo, sfociante in ludopatia ed a rischio di contiguità con ambienti della criminalità più o meno organizzata. Rammentiamo anche – di peculiare interesse e finora del tutto negletta o quasi – l’istituzione della giornata No slot day nonché della settimana regionale contro bullismo e cyberbullismo da celebrare in collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado, con un approccio multidisciplinare al fine di ottimizzare le azioni sul territorio, confrontare, condividere, valutare e mettere in rete le buone pratiche, tecnologie, processi e progetti, finalizzati a prevenire e contrastare il fenomeno”.

Fonte: quicosenza.it

Condividi su