Seguici anche su

Liberalizzare le droghe è contro la dignità della persona

Non è con misure più o meno ampie di “liberalizzazione” che si arginano diffusione e consumo di droghe o si risponde alle problematiche esistenziali dei giovani. Lo afferma il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nel messaggio inviato al Centro studi Rosario Livatino in occasione del convegno “Droga, le ragioni del no. Scienza, contrasto, prevenzione e recupero”, che si svolgerà a Roma il 6 maggio alle 14.30, nella Sala capitolare di Santa Maria sopra Minerva (Senato della Repubblica italiana). Nell’occasione sarà presentato un volume, curato dal vicepresidente del Centro, Alfredo Mantovano, che “si propone di tenere desta l’attenzione sul tema del contrasto alla diffusione del consumo di droga”.

L’opera curata – ha fatto presente il cardinale nel messaggio – è “un valido riferimento per comprendere le molteplici ricadute negative di una scelta in senso permissivo. In effetti non è possibile distinguere tra sostanze dette “pesanti” e altre presentate come “leggere” ma caratterizzate in realtà, da elevate percentuali di principio attivo”.

Il segretario di Stato ha spiegato che “il tema della droga coinvolge direttamente quello della persona e della sua dignità, in particolare sotto i due profili qualificanti della libertà e della socialità. Così inteso il concetto di persona umana è alla base della parte fondamentale della Costituzione della Repubblica italiana”. Ora, “ogni liberalizzazione non può che presupporre un giudizio in qualche misura positivo, recepito dal legislatore in riferimento al consumo delle droghe. Ma questo è da verificare sulla base di tale principio fondamentale”.

Mettendo da parte le finalità “molto parziali e incerte” di carattere medico, il cardinale Parolin ha ricordato che gli scopi più largamente presentati dai sostenitori del consumo sono rese con espressioni del tipo “uso ludico” o “finalità ricreativa”, in vista delle quali esso viene presentato come un innocuo esercizio della libertà di autodeterminazione della persona”.

Considerato che il “consumo non è innocuo”, il segretario di Stato ha affermato che “appare a dir poco desolante che la sostanza stupefacente venga presentata come un mezzo “ricreativo”, “ludico” o addirittura come strumento di “relax” per la persona”. È chiaro, invece, che lo svago personale non si può realizzare “a prezzo di una frattura tra la percezione soggettiva e la realtà circostante”.

Il cardinale ha concluso il messaggio – indicando anche l’esempio concreto del beato martire Rosario Livatino e l’azione di tante comunità di recupero – invitando a rispondere ai bisogni di senso con la proposta di “modelli e stili di vita all’altezza della dignità della persona, veramente liberanti e socializzanti”.

Fonte: L’Osservatore Romano

Condividi su