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La risposta puntuale del gruppo di lavoro sui danni da cannabis dell’Ordine dei Medici di Roma, all’articolo di Mario Peduca “CBD: dove non è arrivato Speranza è riuscito Schillaci”

Gentile Marco Perduca,

in risposta al suo articolo pubblicato sul sito dell’Associazione Luca Coscioni “CBD: dove non è arrivato Speranza è riuscito Schillaci” vorremmo condividere con lei alcune riflessioni, in quanto definisce anti-scientifico il recente decreto del Ministro Schillaci.
Partiamo dal comune presupposto che è scientifico un dato che arriva dalle evidenze della ricerca e in particolare in medicina ancora di più ciò che arriva dall’esperienza condivisa dei clinici in ogni parte del mondo, che in termini numerici e di varietà di casi, supera di gran lunga anche i protocolli stessi della ricerca scientifica.
Dai numerosi protocolli di ricerca emerge infatti un potenziale terapeutico del CBD (come anche del THC del resto) se utilizzato sotto stretto controllo medico, nei termini di modi, tempi, dosi e monitoraggio.
Nulla di scientifico emerge dall’utilizzo non controllato (“fai da te”) del CBD da parte della popolazione generale. Vorremmo invece porre l’attenzione su un dato clinico importante, derivante da numerose segnalazioni, che rende l’iniziativa del Ministro Schillaci dotata di completa scientificità e che come Gruppo di lavoro dell’OMCEO Roma abbiamo sostenuto.
Negli ultimi anni il CBD è stato utilizzato sul territorio nazionale come “Cavallo di Troia” per veicolare cannabinoidi psicoattivi con potenziale di utilizzo voluttuario. La rete commerciale che si è strutturata in modo capillare in Italia intorno al CBD non vende solo CBD. La conseguenza di tale uso incondizionato della cannabis si manifesta nei termini di aumento del numero di casi di disturbi psichici indotti nei Pronto Soccorso (DEA) e nei Dipartimenti di Salute Mentale, entrambi vicini al collasso per l’eccessivo carico di lavoro in condizione di carenza di personale.
In tali contesti, abbiamo ricevuto nel tempo molte segnalazioni del consumo di prodotti a base di CBD contenenti anche altri cannabinoidi come HHC (esaidrocannabinolo) e dal consumo di tali prodotti sono scaturiti ricoveri per quadri psicopatologici acuti all’interno del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC).
Non di meno, usando il CBD come vettore, vengono diffusi nuovi ceppi di cannabinoidi come cannabigerolo, cannabicromene, ecc. di cui poco ancora si conosce in ambito scientifico e non mancano i casi di “taglio” della cannabis contenente CBD con cannabimimetici sintetici (Spice Drugs).
In altre parole il CBD è stato l’espediente degli ultimi anni per promuovere a livello capillare la cultura della cannabis tra i giovani e sperimentare nuovi prodotti, con conseguenze cliniche importanti e ricadute sul Servizio Sanitario Nazionale, oltre che fenomeni che interessano la pubblica sicurezza.
Pertanto, non stupisce che il Ministro della Salute, lontano dalle ideologie di chi vuole confondere l’utilizzo terapeutico dei cannabinoidi (sotto monitoraggio medico) con quello voluttuario delle masse (senza monitoraggio medico), nella sua serietà e responsabilità abbia emesso il recente decreto per controllare la diffusione del CBD.
Ci auguriamo perciò che la ricerca scientifica e l’ideologia politica restino nei rispettivi ambiti di appartenenza senza inutili contaminazioni reciproche, che inducono nella testa dei lettori confusione e sgomento, proprio come troppo spesso avvenuto durante il triste capitolo della pandemia Covid-19.
Diversamente, politici ed opinionisti dovranno venire a darci una mano come volontari dentro ai reparti ed agli ambulatori per gestire la massa di giovani con disturbi psichici da uso di cannabis.
OMCEO “Gruppo di Lavoro Ordine del Medici Chirurghi Odontoiatrici di ROMA”

Fonte: scelgolavita.it

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