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Mantovano:”I diritti umani al centro delle politiche sulle droghe e sulle dipendenze”

Di seguito il testo dell’intervento del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano alla diciottesima Conferenza ministeriale del Gruppo di cooperazione internazionale sulle droghe e le dipendenze (Gruppo Pompidou) dal titolo “I diritti umani al centro delle politiche sulle droghe e sulle dipendenze” che si svolge a Lisbona, in Portogallo.

Onorevole Chair, Autorità e Distinti Delegati,
ringrazio la Presidenza Portoghese, che ospita la Conferenza Ministeriale in questa magnifica città, e il Segretariato del Gruppo Pompidou, che con grande sforzo ha contribuito a organizzare questo evento. Ringrazio tutte le delegazioni presenti, per la fiducia mostrata verso l’Italia.

1. La nostra Nazione è fra quelle cui l’allora presidente francese Georges Pompidou si rivolse nel 1971 quando, con la sua iniziativa, segnò l’inizio della storia del Gruppo che avrebbe portato il suo nome. Da allora il Gruppo si è articolato ed esteso e lo scorso anno ha celebrato mezzo secolo di attività: in considerazione della storia di questo Gruppo, ci auguriamo di essere degni prosecutori del lavoro delle Presidenze che ci hanno preceduto. Quella portoghese ha guidato il Gruppo in un momento storico unico, con la crisi del Covid, e nonostante ciò è riuscita a tenere uniti gli Stati membri e a lasciare ai successori un numero accresciuto di membri, dotato di un nuovo Statuto. Contiamo sul contributo non solo della delegazione portoghese, ma anche di quelle norvegese e francese, e di quella elvetica, con cui ci congratuliamo per l’elezione alla Vicepresidenza.

Abbiamo intenzione di approfondire il rapporto già esistente con ciascuna delle delegazioni dei Paesi membri, degli Osservatori e dei Paesi che comunque partecipano alle attività del Gruppo, di conoscere bene la realtà di ciascuno Stato, di incrementare lo scambio e la condivisione di esperienze, di modelli e di buone pratiche, di coinvolgere altre organizzazioni internazionali, in spirito di collaborazione.

Con la vostra approvazione e con l’assenso del Segretariato, saremo lieti di ospitarvi in Italia, per eventi e riunioni che vadano nelle direzioni prima indicate. I temi di cui interessarci sono tanti: il nuovo Statuto permette di affrontare questioni collegate alla dipendenza non solo da stupefacenti, ma anche da alcol o gioco. 

2. La necessaria complessità della questione dipendenze rende prioritaria l’attività di prevenzione, cui è funzionale una sempre più adeguata informazione, anzitutto fra i più giovani, accompagnata dall’attenzione al trattamento e al recupero delle persone dipendenti.

Le politiche di prevenzione vanno rivolte specialmente agli adolescenti, e non possono tollerare incertezze sul piano della comunicazione: nella gran parte delle Nazioni europee si sono conseguiti risultati importanti in termini di abbattimento del consumo di tabacco, grazie a sanzioni mirate e a grandi campagne di informazione; se analoghi traguardi non si sono raggiunti per il consumo di droga è anche perché circolano con troppa insistenza messaggi fuorvianti, relativi alla presunta innocuità o leggerezza di talune sostanze. 

Alcuni ordinamenti, per esempio, qualificano ‘leggero’ il GHB, l’acido γ-idrossibutirrico: somministrato in maniera controllata e a dosaggi definiti, esso può avere effetti positivi in pazienti con disturbi del sonno e può aiutare nel trattamento dell’alcolismo. Il problema è il suo uso non sotto prescrizione medica, bensì arbitrario, al di fuori di ogni prescrizione e verifica professionale, dopo l’acquisto avvenuto sul web o per strada: è la ragione, ahimè tragica, della qualifica mediatica assunta di “droga dello stupro”.

3. Siamo ben consapevoli che, pur essendo la dipendenza da droga una emergenza, pochi ne parlano. La droga fa vittime, ma – tranne che nell’immediatezza di ciascuna singola tragedia – la si ignora quale causa di esse. Non è una calamità naturale: è voluta, sostenuta finanziariamente, e propagandata, e in più favorita da leggi non sempre razionali. In Paesi nei quali la legalizzazione è diventata legge l’emergenza ha consistenza drammatica: “le droghe legali – spiega Pino Arlacchi, già direttore dal 1997 al 2002 dell’UNDCCP-Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine – hanno generato negli Stati Uniti una platea di 10 milioni di consumatori, e un numero di morti per overdose che ha raggiunto il mese scorso la cifra di 100.000 all’anno (in Europa 7 mila). La libertà di drogarsi è così diventata la prima causa di morte (pre-Covid) dei cittadini degli Usa di età inferiore ai 50 anni”. 

Siamo chiamati ad affrontare questa emergenza con campagne di prevenzione, anzitutto nelle scuole. Nel dialogo coi media, dovremmo intenderci su quanto sia dannosa la promozione in talk o fiction di sostanze con troppa leggerezza definite “leggere”. E siamo chiamati a farlo vincendo tanti luoghi comuni, primo fra tutti quello secondo cui vi sarebbero droghe che non fanno male: sappiamo bene invece, per fare un esempio, che lo ‘spinello’ oggi in circolazione, cui tanti conferiscono o un effetto di contenimento del dolore, o comunque un innocente sapore di giovanilistica trasgressione, ha spesso effetti negativi, che possono diventare non reversibili nei confronti degli adolescenti, quando ha elevate percentuali di principio attivo. Il principio attivo della cannabis, il THC, è rintracciabile nella pianta non trattata in una percentuale massima del 2,5%. In Italia – ma immagino che sia così anche negli altri Paesi – mentre nei sequestri di tale sostanza operati dalle forze di polizia trent’anni fa il THC aveva una percentuale media fra l’1 e il 2%, nei sequestri effettuati nel 2020 ha raggiunto la media del 25% quanto all’hascisc, con punte del 78%, e del 10% quanto alla marijuana, con punte del 39%: ciò è reso possibile grazie alla coltivazione intensiva e alle manipolazioni fito-produttive che concentrano il principio attivo e alterano le caratteristiche della pianta.

È veramente arduo qualificare ‘leggero’ un derivato della cannabis col 25% di principio attivo, per non dire del 39% o del 78%.

4. Oggi circolano più stupefacenti rispetto a qualche anno fa. La gran parte degli assuntori dei vari tipi di droga guida un veicolo, ma pochi si domandano come mai crescono gli incidenti stradali dalla causale inspiegabile: un ventenne si schianta col ciclomotore contro un albero senza che la strada sia dissestata o che ci sia un temporale; un altro si cappotta con la propria vettura andando dritto dove c’era invece una curva, anche qui senza un ostacolo che lo abbia determinato. Pochi si chiedono perché crescono le liti, le rapine, o anche solo i furti, che degenerano in omicidi: se l’intento originario fosse quello di uccidere, il responsabile provvederebbe subito, e invece parte una discussione o una intimidazione, e poi non ci si ferma. Quei freni che non vengono azionati sulla motocicletta o sulla vettura non funzionano neanche per limitarsi a dare un cazzotto, o a puntare una pistola senza premere il grilletto.

Nella moltiplicazione di questi episodi vi sono certamente componenti di violenza, ma vi è un filone principale: la diffusione capillare della droga, la sua cessione spesso non contrastata alla luce del sole, il suo passare di mano in mano nelle aule e nelle toilette delle scuole e dei luoghi di ritrovo giovanili.

5. È prioritario l’approccio fondato sul rispetto dei diritti umani, che sia non stigmatizzante e non discriminante nei confronti della persona tossicodipendente: se vogliamo costruire delle comunità accoglienti e sicure, dobbiamo l’accesso ai servizi di cura e trattamento non va negato a nessuno. Il diritto alla salute deve essere garantito a tutti. Ogni politica nel settore deve avere fondamento nell’evidenza scientifica accreditata da fonti istituzionali, poiché solamente essa può garantirne l’efficacia.

La pandemia che abbiamo attraversato ci ha ricordato, il valore della scienza e come l’innovazione tecnologica possa rappresentare un valido alleato in ogni settore, incluso quello delle droghe e delle dipendenze. Tra gli aspetti essenziali del lavoro del Gruppo Pompidou non possiamo dimenticare la fondamentale attività di coordinamento e di scambio di informazioni e di buone pratiche. Uno dei più importanti scopi di questa rete è costruire legami e connessioni e di garantire il più alto livello di condivisione: tanti più sono gli Stati e le organizzazioni internazionali che ne sono partecipi, tanto più queste azioni assumono valore ed efficacia. Esprimiamo quindi apprezzamento verso gli sforzi profusi in tal senso dalle precedenti Presidenze e dal Segretariato: 41 Stati, senza contare quegli altri Stati che pur non essendo membri del Gruppo Pompidou partecipano comunque alle attività regionali, rappresenta un risultato incredibile. Guardiamo dunque con ottimismo alle prospettive future di espansione del Gruppo e auspichiamo che nel corso del nostro mandato potremo vedere altri Stati unirsi a questa comunità, tra nuove entrate e riavvicinamenti di chi già ne aveva fatto parte.

6. Concludo dicendo che il richiamo ai diritti impone di interessarci, prima ancora dei milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate nelle varie tabelle dei singoli Stati, di qualcosa di più importante: e cioè del significato da conferire a termini come libertà e responsabilità. Per chi intende riscrivere le legislazioni sulla droga avvicinandole a esperienze di legalizzazione, libertà ha la declinazione post sessantottina di fare quello che si vuole, incluso darsi la morte, o comunque porre sé stesso nelle condizioni di non essere più sé stesso.

Chi contrasta questa deriva è convinto invece che la libertà consista nel porsi nelle condizioni di rispettare sempre se stessi e la propria dignità e nel dare senso alla propria vita. Se parliamo di diritti, è questo il terreno di confronto e di scontro.

Importanti obiettivi sono già stati raggiunti, negli anni sono stati fatti passi avanti enormi nel dare risposta ai problemi posti da droghe e delle dipendenze, ma ci troviamo continuamente di fronte nuove sfide: insieme, uniti, saremo però capaci di trovare sempre nuove risposte.

fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri

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