Ugo Palamidessi racconta la sua storia di dipendenza e lancia un appello: “Togliete le slot machine dai bar, devono stare nei casinò”
La storia del signor Ugo Palamidessi (in foto) è simile a quella di molti altri. Con la differenza che lui non esita a metterci la faccia anche per suggellare una promessa: “Non ci ricascherò“. E a dimostrazione di ciò mostra l’opuscolo dei “GA“, giocatori anonimi che come lui vogliono liberarsi dalla dipendenza dal gioco d’azzardo. “Ho le mie colpe – premette Palamidessi che ci viene a trovare in redazione –, ma ora sono deciso a svoltare e anzi anche a aiutare chi non ce la fa a uscirne. Ho giocato per anni alle slot machine nei bar, mai nei casinò. Inizi perchè ti trovi due soldi in tasca e ci provi.
Quando vinci pensi di poter vincere di più. E alla fine non è mai così. Una spirale senza fine. Ho perso, eccome se ho perso. Per restituire il debito devo pagare 186 euro al mese fino al 2029, fate i conti voi“. Oggi ci sarà un’udienza in tribunale dove si deciderà se Palamidessi dovrà essere assistito o meno da un tutor nella gestione delle finanze che sono su un conto unico, a firma sua e della moglie.
“Mi pare tutto assurdo, non ho bisogno di un tutor, è un mese che non gioco più e non intendo ricascarci – promette Ugo –. Ma, per favore, risparmiatemi umiliazioni. Vorrei invece lanciare un appello, quello di togliere le slot dai bar, e relegarle solo nelle sale gioco. Sarebbe una fondamentale forma di tutela, lo Stato non può pensare solo a incassare, deve tutelare i propri cittadini“. Prevenire è sempre meglio anche perchè le terapie, del “dopo“, lo sa bene, sono una strada tortuosa.
“Sono stato persino in carico al Sert dell’ospedale – dice – e oggi sono seguito da chi mi aiutano a uscire dal tunnel della dipendenza, compreso il gruppo giocatori anonimi che si riunisce a Vicopelago. Sono determinato a voltare pagina, lo sto dimostrando, ma datemi una chance, è tutto ciò che chiedo“. Palamidessi ha fatto tanti mestieri nella vita: ha lavorato per la Colged, in un’officina, ha fatto il corriere, il guardiano e giardiniere di una villa. “Mi sono sempre dato da fare, e oggi sono in pensione.
La mia rovina è stata il gioco, per pagare i debito ho dovuto vendere persino la macchina. Vado in bicicletta, non ho problemi, una volta correvo, sono in forma. Ma chiedo di poter tornare a godermi in tranquillità la mia pensione senza chiedere il permesso a un tutor e, soprattutto, chiedo di togliere quelle slot infernali dai bar. Durante la pandemia, quando era tutto chiuso, i “malati“ come me hanno preso una boccata d’ossigeno.
Bisogna evitare che il gioco d’azzardo sia così alla portata di tutti, tra un cappuccino e una brioche. Spero tanto di essere ascoltato perchè nessuno possa cadere, come ho fatto io, in quel maledetto incubo“.
Fonte: lanazione.it